2009-doppiofondo

DOPPIO FONDO

I muri sono la carta della canaglia

A cura di Francesco Zanuso e Valentina Tosoni, con la pittrice Alberica Jacini

22.10.2009 - 12.11.2009

Via Novi / angolo Via Tortona, 28 - Milano www.littleitalyartgallery.com

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    Avvisa tua madre - (c) Riccarda Rodinò di Miglione 

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    Bob Dylan in trastvr - (c) Riccarda Rodinò di Miglione 

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    Fai l'uomo - (c) Riccarda Rodinò di Miglione 

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    God-is-b-sex - (c) Riccarda Rodinò di Miglione

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    diktat - leggete - (c) Riccarda Rodinò di Miglionea

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    Disse-la-professoressa - (c) Riccarda Rodinò di Miglionea

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    massima-su-il-vero-nemico - (c) Riccarda Rodinò di Miglione

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    Psico-pan (c) Riccarda Rodinò di Miglione

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I graffiti di Riccarda Rodinò di Dario Lanzardo


Appendere i segni lasciati dai graffitisti sul corpo della città alle pareti di una galleria o di un museo, può apparire una contraddizione, una indebita appropriazione della volontà di chi ha scelto di essere trasgressivo, di chi rifiuta di esprimersi attraverso i mezzi e i luoghi ufficiali della comunicazione, preferendo i muri liberi, anche se proibiti, della città.


In realtà ogni graffitista sa bene qual’è il prezzo di quella libertà di scrittura: sanzioni previste da leggi e regolamenti, cancellazioni e restauri, sovrapposizione dei segni di altri graffitisti, invecchiamento del muro, azione degradante del tempo atmosferico. Conosce anche i rischi che possono derivare al suo segno dallo sguardo fotografico: già dal semplice fatto di essere individuato ed estratto dal contesto del muro e della città, senza che nessuno glielo abbia chiesto, anche per il fatto che non gli è mai appartenuto. Operazione che diventa interpretazione attraverso la composizione nell’inquadratura che può includere parte del contesto, fisso o casuale, come una finestra chiusa o aperta, un oggetto dell’arredo urbano, un mezzo di trasporto fermo o in movimento, una persona in sosta o che cammina, potenziandone il valore simbolico, ma anche modificandone il senso fino a neutralizzarlo con l’ironia. Ma questo è, comunque, il destino di qualunque aspetto della realtà che cade dentro il perimetro mentale dello sguardo fotografico.


I graffiti fotografati con intenti narrativi possono trovare due sbocchi principali. Quello di far parte di un volume (e/o una esposizione) che ne ricomponga il significato culturale per una città, per un periodo storico, per una generazione giovanile, organizzandoli per generi: valori esistenziali, appartenenze politiche, sport, amore, droga, minimalismo, forme di rappresentazione estetiche (soprattutto quelli figurativi), ecc. Oppure quello di inserirsi nella ricerca estetica di una artista che prende dalla realtà il materiale per farne opere sostanzialmente sue.


E’ quest’ultima la via scelta da Riccarda Rodinò, per l’esposizione alla galleria milanese Little Italy del 22 ottobre, che colloca i graffiti su muri virtuali fatti di suggestivi piani e flussi cromatici che occupano molto spazio dell’immaginario di chi li osserva riducendo il peso dei graffiti originali. Ma è solo una prima impressione, perché in realtà ogni messaggio scelto ed estratto dal muro, sembra aver trovato il contesto formale adeguato al suo valore intrinseco, una sua riscrittura nel linguaggio della contemporaneità. Due soli esempi: se le parole di Bob Dylan, la sua voce aspra e cantilenante emergono da un paesaggio elettronico fortemente evocativo, l’essenzialità formale di ‘Psico Pan’ ci offre una interpretazione di grande forza simbolica del potere televisivo che seduce e plasma le coscienze degli ascoltatori.


Una nuova versione di un messaggio che saggiamente compare da anni, qua e là sui muri d’Italia. L’ultima rappresentazione vista a Torino mostra l’immagine di un cervello umano che riempie lo schermo televisivo con ai lati dell’apparecchio coltello e forchetta: un piatto servito per l’inesauribile appetito del Grande Fratello.


Questa rappresentazione di graffiti fatta da Riccarda Rodinò, in sintesi, ci sembra ascrivibile nell’ambito di una ricerca poetica che non abusa del facile gioco dell’elaborazione elettronica, ma lo usa per conservare, con il linguaggio della contemporaneità, messaggi del nostro tempo destinati comunque a scomparire.


(Torino 2 ottobre 2009)


Elegantemente, la risposta è l’ironia.



Intendo le mie fotografie come uno studio di sociologia urbana eseguito col metodo del reportage; “strada facendo” dischiude un senso ulteriore, tendendo nella direzione dell’osservatorio permanente sulla Street Art.

Le tematiche che hanno attratto maggiormente la mia attenzione nella preparazione di questa rassegna sono cultura, etica, religione, humor e politica. Mi piace indagare sull’origine dei punti di vista, oltre il segno grafico operato, per fantasticare su tratti di personalità - simili o difformi - esplicitati in quel graffio.



Due i poli della mia ricerca: l’eleganza e l’ironia.

L’interesse per l’eleganza è intuitivo. Il mio spirito vi anela ineluttabilmente e cerca di continuo una sua incarnazione estetica e/o poetica.



Più difficile spiegare l’appeal dell’ironia. In generale mi hanno sempre affascinato le situazioni che provocano uno spiazzamento dalla logica ordinaria, con il conseguente stupore e abbozzo di sorriso, specie da quando ho identificato la capacità di far ridere come una sfaccettatura dell’intelligenza. “...È tant’amara ‘a vita” dicono a Roma (e giù di zucchero nel caffè).









Ho la mania per quei contesti che lasciano un interrogativo aperto, quelli che a volte ti lasciano così disorientato, che non sai neanche qual è la domanda che dovresti farti, ma sai che ne vorresti sapere di più.



Come i “...Ma che?!?!” di Jonathan Safran Foer: ...Ma che cosa è?! ... Ma chi è stato?! ...Ma che vuol dire?! ...Ma con chi ce l’ha?!...Ma che era successo, prima?! ...E dopo?!



Il modo che preferisco per restare a galla tra la volgarità in cui sprofondiamo ogni giorno di più e gli inevitabili dolori della vita, è concedere uno spazio ed una dimensione all’ironia - tanto nella dialettica, quanto nella mentalità.



L’ironia come l’eleganza, contribuisce a dare il senso della misura e a mantenere l’equilibrio tra la percezione di sé e l’altro da sé.



Forse l’ironia, come l’eleganza, è una cura.



Riccarda Rodino’ di Miglione











TITOLI IN MOSTRA

HUMOR / AVVISA TUA MADRE
CULT / DIKTAT / LEGGETE
CULT / POETRY / BOB DYLAN IN TRASTVR
POLITIK / MASSIMA / IL VERO NEMICO...
POLITIK / DIKTAT / RISOLVI IL SISTEMA
POLITIK / ICON / PSICO PAN
RELIGION TALE / GOD IS B - SEX
RELIGION TALE / POETRY / ERRANTI EROTICI ERETICI ETICA / DIKTAT / QUASI FROMM O ESSERE NON APPARIRE ETICA / DIKTAT / FAI L’UOMO

Percorrere le strade facendo sistematicamente attenzione ai segni che ne attraversano i muri produce impensabili risultati sull’immagine che ci si può fare della città.



Si comincia con graffiti con significato immediato.

Poi ci si sofferma su altri che necessitano una certa riflessione.

Attorno a misteriosi e indecifrabili segni, diviene spontaneo interrogarsi anche sull’identità somatica degli anonimi autori, finendo comunque per dare più spazio a rappresentazioni dell’ignoto che a vere interpretazioni.




Dario Lanzardo


(Tatuaggi Urbani, 1990 ed. Il Quadrante)

...fenomenologia di una tensione alla “parola” pronunciata al di là o al di qua delle strutture convenzionali, delle gabbie comportamentali, dei tempi lineari. Deterritorializzazione soggettiva delle mappe di demarcazione tra interiorità ed esteriorità.






...dimostrazione che ad essere permanentemente effimere sono le strutture, sempre aggredite dall’effervescenza delle sovrastrutture.



 



...laddove la parete nasconde interni o cela orizzonti o frappone barriere allo sguardo e per ciò stesso chiede di essere ornata. Negazione permanente dell’illeggitimità del delitto (“L’ornamento è delitto” aveva detto Loos contro l’orgia eclettica dell’Art Nouveau)...






Alberto Abbruzzese


(Tatuaggi Urbani, Torino - 1990 ed. Il Quadrante)

“I muri sono la carta della canaglia.”
Victor Hugo

Bisogna farsi metropoli per avere diritto di parola.

Sembra, dunque, che questi criminali, magari non pericolosi ma comunque tali nel senso più letterale del termine, abbiano ben imparato a sopravvivere nell’universo delle comunicazioni frammentate dello scenario urbano e non solo, armati della forza cromatica dellle loro opere hanno aggiunto comunicazione al rumore metropolitano, hanno sperimentto una nuova poetica dei linguaggi riuscendo a rompere il silenzio a cui il frastuono li aveva inchiodati.




Daniela Lucchetti
(Writing - Storia, linguaggi, arte nel grtaffiti di strada - 2001 ed. Castelvecchi)

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